IL CANTO DELLA TERRA (DAS LIED VON DER ERDE)_
MANAGEMENT
I solisti della Mvula Sungani Physical Dance
G. Mahaler / A. Schöemberg
Il Canto della Terra – Das lied von der Erde è l’ultima composizione di Gustav Mahler, definita da lui stesso una “sinfonia per voce di contralto, di tenore e orchestra”, affidata in questa versione multidisciplinare alla creatività ed alla regia di Mvula Sungani. La creazione sarà presentata in anteprima nazionale all’Alto Adige Festival di Dobbiaco il 26 agosto p.v. In scena il cast della danza vede l’ètoile Emanuela Bianchini, il primo ballerino Damiano Grifoni ed i solisti della Mvula Sungani Physical Dance, mentre il cast musicale vede l’Eensemble Windkraft, I Virtuosi Italiani, il mezzo soprano Anna María Chiuri, il tenore John Jurgens diretti da Kasper De Roo, per una co-produzione Teatro Ristori di Verona e MSPD Studios di Roma.
Lo Spettacolo
Una composizione intima, personale, introspettiva che Gustav Mahler scrisse quando si trasferì in Italia a Dobbiaco, in un momento molto particolare della sua vita in cui sviluppa le sue riflessioni sulla vita e la morte. Il nucleo filosofico di quest’opera inafferrabile e dai molteplici volti scaturisce dalla medesima fonte ideale di Tod und Verklärung, ossia la lacerante separazione dell’individuo dall’eterno ciclo di morte e rinascita del mondo. A differenza del precedente Poema Sinfonico, però, Das Lied si pone al termine del percorso creativo dell’autore, che raggiunge in questo ciclo l’esito più raffinato di quella combinazione di organicità e cura del dettaglio, così tipiche del suo stile. Tutto, in quest’opera, corrisponde a una duplice natura. Ciascun elemento si vede riflesso sia nel macrocosmo che nel microcosmo, in un gioco di specchi tra vita e morte in alcun modo leziosamente futile e decorativo, come la cornice esotica del testo indurrebbe a credere.
Il compositore, ispirandosi alla raccolta di poesie “il Flauto cinese” tradotte e riadattate dal poeta Hans Berger, racchiuse in questo capolavoro la sua visione di natura, vita, morte, dolore e il suo amore sconfinato per la musica.
Das lied von der Erde, oggi può essere considerata il suo testamento artistico, infatti fu rappresentato postumo in prima assoluta il 20 novembre 1911 e diretto dall’amico Bruno Walter.
La nuova creazione multidisciplinare ideata regista e coreografo Mvula Sungani, vuole indagare gli aspetti più intimi del lavoro di Mahler, cercando di conferire, mediante la plasticità del suo linguaggio, la Physical Dance, la tridimensionalità ed il pathos suscitato da un’esperienza immersiva in cui il suono si fonde con il movimento.
La versione rappresentata è quella di Schönberg, in cui il lavoro diventa più intimo e rende il rapporto con la musica più avvicinabile, quasi palpabile, dando ai testi una presenza più incisiva, quindi portando l’uomo più vicino ancora alla natura stessa.
“Credo che questa composizione di Mahler possa essere considerata di grande attualità, in quanto tratta temi ecologici, parla del rapporto tra l’uomo e la natura ed auspica una rinascita comune. Questi argomenti ci riconciliano con il creato, quindi li ritengo fondamentali per indurci a riflettere sull’urgenza di tornare ad amare e rispettare la nostra amata Terra … ” Mvula Sungani
Il Canto della Terra – Das lied von der Erde è l’ultima composizione di Gustav Mahler, definita da lui stesso una “sinfonia per voce di contralto, di tenore e orchestra”, affidata in questa versione multidisciplinare alla creatività ed alla regia di Mvula Sungani. La creazione sarà presentata in anteprima nazionale all’Alto Adige Festival di Dobbiaco il 26 agosto p.v. In scena il cast della danza vede l’ètoile Emanuela Bianchini, il primo ballerino Damiano Grifoni ed i solisti della Mvula Sungani Physical Dance, mentre il cast musicale vede l’Eensemble Windkraft, I Virtuosi Italiani, il mezzo soprano Anna María Chiuri, il tenore John Jurgens diretti da Kasper De Roo, per una co-produzione Teatro Ristori di Verona e MSPD Studios di Roma.
Lo Spettacolo
Una composizione intima, personale, introspettiva che Gustav Mahler scrisse quando si trasferì in Italia a Dobbiaco, in un momento molto particolare della sua vita in cui sviluppa le sue riflessioni sulla vita e la morte. Il nucleo filosofico di quest’opera inafferrabile e dai molteplici volti scaturisce dalla medesima fonte ideale di Tod und Verklärung, ossia la lacerante separazione dell’individuo dall’eterno ciclo di morte e rinascita del mondo. A differenza del precedente Poema Sinfonico, però, Das Lied si pone al termine del percorso creativo dell’autore, che raggiunge in questo ciclo l’esito più raffinato di quella combinazione di organicità e cura del dettaglio, così tipiche del suo stile. Tutto, in quest’opera, corrisponde a una duplice natura. Ciascun elemento si vede riflesso sia nel macrocosmo che nel microcosmo, in un gioco di specchi tra vita e morte in alcun modo leziosamente futile e decorativo, come la cornice esotica del testo indurrebbe a credere.
Il compositore, ispirandosi alla raccolta di poesie “il Flauto cinese” tradotte e riadattate dal poeta Hans Berger, racchiuse in questo capolavoro la sua visione di natura, vita, morte, dolore e il suo amore sconfinato per la musica.
Das lied von der Erde, oggi può essere considerata il suo testamento artistico, infatti fu rappresentato postumo in prima assoluta il 20 novembre 1911 e diretto dall’amico Bruno Walter.
La nuova creazione multidisciplinare ideata regista e coreografo Mvula Sungani, vuole indagare gli aspetti più intimi del lavoro di Mahler, cercando di conferire, mediante la plasticità del suo linguaggio, la Physical Dance, la tridimensionalità ed il pathos suscitato da un’esperienza immersiva in cui il suono si fonde con il movimento.
La versione rappresentata è quella di Schönberg, in cui il lavoro diventa più intimo e rende il rapporto con la musica più avvicinabile, quasi palpabile, dando ai testi una presenza più incisiva, quindi portando l’uomo più vicino ancora alla natura stessa.
“Credo che questa composizione di Mahler possa essere considerata di grande attualità, in quanto tratta temi ecologici, parla del rapporto tra l’uomo e la natura ed auspica una rinascita comune. Questi argomenti ci riconciliano con il creato, quindi li ritengo fondamentali per indurci a riflettere sull’urgenza di tornare ad amare e rispettare la nostra amata Terra … ” Mvula Sungani